“Questo è il procedimento che preferisco: dapprima pensare l’edificio come fosse una massa d’ombra e solo in un secondo tempo, come in un processo di scavo, mettere le luci, far filtrare la luce nell’oscurità. E poi viene il secondo procedimento preferito – è tutto molto logico, non ci sono segreti, è una cosa che fa chiunque. Il secondo procedimento che preferisco consiste nel sistemare consapevolmente i materiali e le superfici in una certa luce. Poi bisogna guardare come riflettono i materiali e a quel punto li si sceglie per creare un insieme coerente. … la luce del giorno, la luce sulle cose mi colpisce a volte a tal punto da farmi pensare che in essa vi possa essere un’ entità spirituale.”
“Prendiamo un certo quantitativo di legno di quercia e una certa quantità di tufo, e aggiungiamo tre grammi di argento, una chiave e… cos’altro?… Poi mettiamo lì tutte le cose, prima mentalmente, poi concretamente, e osserviamo come reagiscono tra loro. Perchè lo sappiamo tutti quanti: i materiali entrano tra loro in consonanza e risplendono, dopo di che da questa composizione di materiali si genera qualcosa di unico: loro emanano una propria qualità.”
“… volevamo far si che la gente ‘vagasse liberamente’, volevamo produrre un’atmosfera in cui il visitatore si sentisse sedotto più che guidato. I corridoi degli ospedali sono spazi che ci guidano, ma esiste anche un modo di sedurre, di indurre a lasciarsi andare, a muoversi liberamente, e questa capacità è nelle mani degli architetti. E’ una capacità che ha un pò a che fare con la scenografia, a volte. Nell’edificio termale abbiamo cercato di portare ogni singola unità spaziale ad un punto di autonomia. … me ne sto qui, posso essere. Ma ecco che qualcosa già mi attira dietro l’angolo, lì cade una luce, e anche qui, e io attravesandola continuo a vagare.” (‘Atmosfere’, 2007)
Peter Zumthor, nato a Basilea nel 1943, si è formato come falegname alla Kunstgewerbeschule di Basilea e, successivamente, alla facoltà di architettura e design del Pratt Institute di New York. Dal 1979, ha aperto il suo studio a Haldestein, in Svizzera. Tra i suoi scritti Electa ha pubblicato ‘Pensare Architettura’ (2003) e ‘Atmosfere. Ambienti architettonici. Le cose che ci circondano.’ (2007) Vincitore del Premio Pritzker nel 2009, attualmente è professore all’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana di Mendrisio.
” i materiali entrano tra loro in consonanza e risplendono, dopo di che da questa composizione di materiali si genera qualcosa di unico”.
Da vecchio ingegnere in pensione, un pensiero del genere non posso che apprezzarlo.
Nicola